ArcilesbicaNapoli interviene al convegno di giuristidemocratici!

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bette porter docg
icon13  view post Posted on 29/9/2008, 11:21




Siamo intervenute nella giornata di giovedì scorso ad un importante convegno organizzato dall'associazione Giuristi Democratici tenutosi presso la Sala SantaChiara in piazza del Gesù, intitolato "La deriva dei diritti" ecco il testo del nostro intervento:








Reato d’odio: questione giuridica o sociale?
Una scelta tra tolleranza e accettazione

a cura del gruppo politico-giuridico di Arcilesbica Napoli


Non c’è ormai giorno in cui non ci si trovi dinanzi a gravi fatti di cronaca la cui motivazione possa farsi risalire ad un odio. In questo periodo di settembre hanno “fatto notizia” le violenze omofobe di Napoli e Roma e diversi gravi episodi di razzismo, eppure il numero crescente di violenze che registriamo annualmente non è neanche lontanamente sufficiente a tracciare un preciso quadro d’indagine: sono ancora tanti, troppi i drammi che si consumano nel silenzio, celati dal timore di ritorsioni verso le quali ci si sente scoperti e dalla paura delle implicazioni sociali che una denuncia può comportare: violenze fisiche e psicologiche di cui le associazioni sono spesso partecipi impotenti, essendo messe al corrente di questi fatti dalle vittime in cerca di conforto che però solitamente non si risolvono a chiedere, per loro, un aiuto più sostanzioso.

Ovviamente sono state avanzate da più parti varie proposte per trovare una soluzione giuridica in grado di reprimere il fenomeno e tra queste c’è quella del “reato d’odio”: ampliamento e maggiore severità delle norme per quanti propagandino la superiorità razziale e quanti commettano o incitino a commettere atti persecutori; fino a 3 anni di carcere per chiunque diffonda idee sulla superiorità razziale e dai 6 mesi a 4 anni per chiunque commetta o inciti a commettere atti discriminatori per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o compiuti a causa del personale orientamento sessuale o dell’identità di genere.

Per quanto sia stato apprezzato l’intento alla base di questo disegno di legge, bisogna capire se esso rappresenti una possibile soluzione al problema: occorre configurare una nuova fattispecie (complessa) di reato per sanzionare una serie di comportamenti così ampia e diversa, nel tipo e nella gravità? E’ necessario identificare nella “motivazione d’odio” un’aggravante a sé o questa può rientrare nell’ “abietto e futile motivo” ex art. 61 c.p.? Insomma: alla ricerca, anche con mezzi giuridici, di una risposta efficace al dilagare di simili comportamenti antisociali, si deve però unire una riflessione sull’applicabilità pratica di fattispecie ad hoc nell’ottica della generale esigenza di semplificazione delle norme penali come sottolineata da diversa dottrina.

Come associazione è nostro compito portare i dati reali di questa intolleranza crescente all’attenzione delle Istituzioni e creare un coinvolgimento generale della popolazione su problematiche che, se generalmente condivise, sono comunque sentite come pertinenti solo a determinate categorie di persone: omosessuali, extracomunitari etc. ; sebbene sia dunque importante registrare un interesse da parte del mondo giuridico al problema, è anche vero che una reale soluzione di questo non può prescindere da un mutamento di registro prima di tutto culturale, cominciando col contrastare il “senso d’allarme generale” che i mezzi di comunicazione con leggerezza contribuiscono a diffondere di fronte ad ogni genere di differenza.

Oggi, infatti, proprio il concetto di “differenza” sembra connotarsi in modo negativo: tutto ciò che appare discostarsi da un modello comune, riconoscibile e rassicurante fa paura e si viene educati a guardarsene. Dal canto di chi, invece, viene da sempre additato come “diverso” ecco invece una proposta di stravolgimento di detta prospettiva: la diversità come valore, come contributo culturale e morale al consorzio sociale. In questi termini la condizione di omosessuale, così come quella dell’extracomunitario, o del praticante di un culto diverso da quello cattolico etc. non è una “minaccia” di cui sospettare, da contenere e comunque solo da tollerare quando se ne è verificata in linea di massima l’inoffensività ma può realmente rappresentare un arricchimento comune.

Così ragionando, tutte le riforme tese a garantire una reale applicazione dei diritti riconosciuti alla persona (e non ad una determinata tipologia di soggetti) dalla Costituzione possono solo migliorare la qualità democratica dell’ordinamento non ledendone alcun aspetto. Dunque più che reclamare nuovi e speciali sistemi di tutela repressivi, crediamo sia oggi compito delle associazioni premere perché il Legislatore in primis possa fornire gli strumenti giuridici necessari perchè un mutamento civile e sociale si produca, senza affidare in via esclusiva le speranze di una cospicua fetta di popolazione ”senza diritti” alle sporadiche (sebbene lodevoli) aperture di settori privatistici: ricorderete infatti che nel luglio di quest’anno le Assicurazioni Generali, risarcendo un gay vedovo come “prossimo congiunto” del deceduto - avrebbero riconosciuto in Italia, con una transazione, la validità della coppia come una famiglia tradizionale, e dunque il diritto dei gay ad essere trattati anche in termini assicurativi proprio come gli eterosessuali.

Concludendo, non avrà senso aumentare la pena di chi abbia perpetrato una violenza in nome dell’odio se prima non si sarà dimostrato praticamente alla società come questo non abbia motivo d’essere. Invece di punire l’intolleranza, promuovere l’accettazione: questa a lungo termine è la strada che porterà più frutti.






L'Ultima fatica di Amalia De Simone sull'accaduto, con un rinvio alla conferenza dei Giuristi Democraticii in cui ArcilesbicaNapoli ha presentato l'intervento che potete visualizzare qui sopra:


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