L'angolo delle parole, citazioni, testi, poesie che sentiamo nostre

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Bride
view post Posted on 27/11/2005, 15:47




Ciao gente.
Apro questa discussione come spunto per uno scambio, anche per la curiosità di conoscersi, o semplicemente per condividere gli scritti che ci piacciono, che ci accompagnano.

E' uno spazio dedicato ai libri questo, alla poesia, alle citazioni letterarie.

Quindi..riportate qua pezzi di testi..citazioni, versi. Parliamone, se vi va. smile.gif






Questa la rileggo spesso..mi colpisce ogni volta, è uno dei tanti piccoli scritti di Baudelaire, preso dallo Spleen di Parigi

LE FINESTRE

Colui che guarda dal di fuori attraverso una finestra aperta non vede mai tante cose come chi guarda una finestra chiusa. Non v'è oggetto più profondo, più misterioso, più fecondo, più tenebroso e più abbagliante di una finestra illuminata da una candela. Quel che si può vedere in piano sole è sempre meno interessante di ciò che sfila dietro un vetro. In quel buco nero o luminoso vive la vita, e sogna, e soffre.Di là dai marosi dei tetti, intravedo una donna matura, rugosa già, povera, sempre piegata su qualcosa, e che non esce mai. Col suo viso, i suoi vestiti, i suoi movimenti, con quasi niente, ho rifatto la storia di questa donna, o piuttosto la sua leggenda, e a volte me la racconto singhiozzando.
Fosse stato un uomo vecchio, povero, l'avrei ricostruita con la stessa facilità.
E mi corico fiero di aver vissuto e dolorato in altri che in me.
Forse voi mi direte: << Sei sicuro che questa leggenda sia la verità? >>. Che m'importa quale può essere la realtà che esiste fuori di me, se la mia mi ha aiutato a vivere, a sentire che esisto, e che cosa sono?

Edited by Bride - 27/11/2005, 15:48
 
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DarkWolf88
view post Posted on 27/11/2005, 21:34




Albì, non ti smentici mai happy.gif vorrei citare a proposito una citazione di shakespeare che ho letto ultimamente e che mi é piaciuta tantissimissimo " se non ricordi che l'amore t'abbia fatto commettere la più piccola follia non hai mai amato"
 
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Scar
view post Posted on 28/11/2005, 00:10




Allego meravigliosa poesia di Ungaretti, su Didone.
La trovo perfetta per me perchè rispecchia la sofferenza di un cuore orgoglioso quando viene preso da un amore non ricambiato.
E'mezzo dolore e mezzo rabbia, è spesso ciò che sento.

Ora il vento s'è fatto silenzioso
E silenzioso il mare;
Tutto tace; ma grido
Il grido, sola, del mio cuore,
Grido d'amore, grido di vergogna
Del mio cuore che brucia
Da quando ti mirai e m'hai guardata
E più non sono che un oggetto debole.
Grido e brucia il mio cuore senza pace
Da quando più non sono
Se non cosa in rovina e abbandonata.
 
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Bride
view post Posted on 2/12/2005, 20:05




Cyrano de Bergerac, di Rostand


Scena 7, quella in cui nella notte Cyrano sugerisce a Cristiano le parole per raggiungere il cuore di Rossana, amata in silenzio anche da lui.

[...]ROSSANA: Le vostre parole esitano. Perché?
CIRANO (a bassa voce, come Cristiano): Perché è notte. E nel buio
stentano a trovare le vostre orecchie.
ROSSANA: Le mie non fanno nessuna fatica.
CIRANO: Davvero? E' naturale. Le vostre parole calano direttamente nel
mio cuore; e il mio cuore è grande, le vostre orecchie piccole. Poi,
le vostre parole scendono, le mie salgono. E' naturale che le vostre
vadano più in fretta.
ROSSANA: Sì, ma da qualche istante anche le vostre salgono in fretta.
CIRANO: Questione di ginnastica. Cominciano ad abituarsi.
ROSSANA: In effetti, vi parlo da molto in alto.
CIRANO: Certo, e se vi lasciaste sfuggire da quell'altezza una sola
parola cattiva sul mio cuore, mi uccidereste.
ROSSANA: Allora scendo!
CIRANO: No!
ROSSANA: Allora salite voi, presto!
CIRANO (arretrando spaventato): No!
ROSSANA: Come... no?
CIRANO (con voce sempre più rotta dall'emozione): Lasciatemi
approfittare per una volta... di quest'occasione che ci è data... di
parlarci così, dolcemente, senza vederci.
ROSSANA: Senza vederci?
CIRANO: Ma sì, è stupendo. Ci si indovina appena. Voi intravedete un
mantello nero, io una gonna bianca d'estate: io non sono che un'ombra,
e voi un chiarore. Voi non sapete cosa siano per me questi momenti. Se
qualche volta le mie parole sono state belle...

ROSSANA Certo che lo furono!
CIRANO: Non sono mai riuscite davvero a far parlare il mio cuore...
ROSSANA: Perché?
CIRANO: Perché... perché finora ho sempre parlato attraverso...
ROSSANA: Attraverso che?
CIRANO: Attraverso il tremito e la vertigine che chiunque prova
guardandovi... Ma stasera mi sento come uno che sta per parlarvi per
la prima volta.
ROSSANA: E' vero. Avete una voce nuova.
CIRANO (accostandosi febbrilmente a lei): Sì, una voce nuova, perché
con la notte che mi protegge io oso essere infine me stesso, io oso...
(Si ferma smarrito). Dove sono? Non lo so, ma perdonatemi - è tutto
così dolce stanotte... così nuovo per me.
ROSSANA: Così nuovo?
CIRANO (sconvolto come se cercasse di trattenere le parole): Sì,
nuovo... Poter essere sincero: la paura di essere deriso non mi dà
tregua.
ROSSANA: Deriso, perché?
CIRANO: Ma... per uno slancio... Già, il mio cuore non fa che
nascondersi dietro il mio spirito per pudore: io parto per strappare
al cielo una stella e poi, per paura del ridicolo, mi chino a
raccogliere un fiore.
ROSSANA: Anche un fiore ha del bello. Non mi avete mai parlato così.
CIRANO: E se lasciassimo perdere la letteratura per fuggire verso
spazi più... ariosi! Se invece di bere goccia a goccia da un ditale
dorato l'acqua insipida di un fiumiciattolo, cercassimo di vedere come
l'anima si disseta bevendo a fiotti dalle onde d'un grande fiume!
ROSSANA: Ma lo spirito?...
CIRANO: Me ne sono servito soltanto per farvi restare, ma ora parlare
come un poetastro arcadico significherebbe insultare questa notte,
questi profumi, questo momento, la Natura tutta!... Lasciamo che, con
un solo lampo dei suoi astri, il cielo ci spogli di tutte le nostre
finzioni: io ho paura, paura che la nostra alchimia poetica disperda
ogni vero sentimento, che l'anima si annienti in passatempi vani e che
tutta questa finezza si tramuti in una fine!
ROSSANA: Ma lo spirito?...
CIRANO: In amore lo detesto. Quando si ama è un delitto prolungare
questa inutile schermaglia. Arriva inevitabilmente il momento in cui -
e compiango chi non l'ha provato - sentiamo che c'è qualcosa di così
nobile nel nostro modo di amare da non poterlo avvilire con vani
giochi di parole.

ROSSANA: E va bene! Se per noi è arrivato questo momento, che mi
direte adesso?
CIRANO: Tutto, tutto, tutto ciò che mi verrà, ve lo getterò a mazzi,
senza farne un bouquet. Io vi amo, soffoco, ti amo, sono pazzo, non ne
posso più, è troppo; il tuo nome mi sta nel cuore come in un sonaglio,
e visto che io non faccio che vibrare per te, sempre, Rossana, il
sonaglio s'agita e il tuo nome mi risuona dentro. Ricordo tutto di te,
amo tutto: ricordo che la mattina del 12 maggio, l'anno scorso, per
uscire, cambiasti pettinatura. A tal punto i tuoi capelli sono
diventati la mia luce che - come quando si è fissato il sole troppo a
lungo si finisce per vedere proiettato dappertutto un disco rosso
quando distolgo lo sguardo dal loro chiarore, riverberi biondi tutto
intorno mi bruciano gli occhi.
ROSSANA (turbata): Sì, questo è proprio amore...
CIRANO: Ne ha tutto il triste furore - qualcosa che m'invade,
terribile e geloso, e tuttavia non egoista. Per la tua felicità darei
in cambio la mia, quand'anche tu non lo sapessi mai; così, soltanto
per sentirti ridere qualche volta, da lontano, di quella gioia data
dal mio sacrificio. Cominci a capire adesso? A renderti conto? Senti
l'anima mia salire verso di te, nell'ombra? Davvero, è tutto troppo
bello stasera, troppo dolce. Io ti dico tutto questo, tu mi ascolti -
io, te! E' troppo. Nemmeno nei miei sogni più ambiziosi sono mai
arrivato a sperare tanto. Non mi resta che morire, subito! Mentre lei
trema tra i rami per le cose che le ho detto. Perché voi tremate,
tremate come una foglia tra le foglie! Tu tremi! Perché lo sento, che
tu lo voglia o no, lo sento il tremito adorato della tua mano scendere
giù per i rami di questo gelsomino.
(Bacia perdutamente l'estremità
d'un ramo pendente).
ROSSANA: Sì, tremo, e piango, e sono tua, e tu m'hai stordita!
CIRANO: Allora, venga pure la morte! Questa ebbrezza sono io, io che
gliel'ho data! Ormai non chiedo altro che...
CRISTIANO (nascosto sotto il balcone): Un bacio!
ROSSANA (trasalendo): Che?
CIRANO: Eh!
ROSSANA: Tu mi chiedi?...
CIRANO: Sì... io... (A Cristiano, sottovoce:) Tu vai troppo di fretta.
CRISTIANO: Visto che è così turbata, è il caso che io ne approfitti.
CIRANO (a Rossana): Sì, io... io ho chiesto, è vero... ma, santo
cielo! Sono stato troppo audace.
ROSSANA (un po' delusa): Come, non insisti?
CIRANO: Sì, insisto... senza insistere!... Già, già! La tua virtù
s'annuvola! Insomma, questo bacio... non darmelo più!
CRISTIANO (a Cirano, tirandolo per il mantello): Perché?
CIRANO: Zitto, tu!
ROSSANA (sporgendosi): Ma che stai dicendo?
CIRANO: Mi rimproveravo d'essere andato troppo in là. Dicevo a me
stesso di tacere: zitto, Cristiano!...
(I liuti dei paggi si mettono a suonare). Un momento!... Arriva
qualcuno! (Rossana chiude la finestra. Cirano ascolta il suono dei
liuti: uno suona un'aria gaia, l'altro un'aria triste).
[...]
CIRANO: Bacio. E' una parola dolce. Non capisco perché voi non osiate
pronunciarla. Se già questo vi fa bruciare tutta, che accadrà poi più
avanti? Non abbiate paura. Non avete poco fa, quasi senza
accorgervene, rinunciato a giocare? Non siete passata senza traumi dal
sorriso al sospiro e dal sospiro al pianto? Andate avanti, ancora un
poco, senza farci caso, e vedrete: dalle lacrime al bacio non c'è che
un brivido.

ROSSANA: Tacete!
CIRANO: Un bacio - ma che cos'è poi un bacio? Un giuramento un po' più
da vicino, una promessa più precisa, una confessione che cerca una
conferma, un punto rosa sulla i di «ti amo», un segreto soffiato in
bocca invece che all'orecchio, un frammento d'eternità che ronza come
l'ali d'un'ape, una comunione che sa di fiore, un modo di respirarsi
il cuore e di scambiarsi sulle labbra il sapore dell'anima!

ROSSANA: Tacete!
CIRANO: Un bacio - è così nobile un bacio, che la stessa regina di
Francia - la regina! - non ha saputo negarne uno a un lord
d'Inghilterra.
ROSSANA: E con questo?
CIRANO (esaltandosi): Io sono come quel lord - come Buckingham! come
lui vi amo soffrendo in silenzio, mia regina, come lui sono triste e
fedele...
ROSSANA: E bello come lui!
CIRANO (tra sé, disincantato): Già, dimenticavo. Sono bello.
ROSSANA: Che aspetti? Sali a cogliere questo fiore ineguagliabile...
CIRANO (spingendo Cristiano verso il balcone): Sali!
ROSSANA: Questo sapore di cuore...
CIRANO: Sali!
ROSSANA: Questo ronzio d'ape...
CIRANO: Dai, sali!
CRISTIANO (esitante): Ma ora... mi sembra che non stia bene!
ROSSANA: Questo frammento d'infinito...
CIRANO (spingendolo): Sali, animale! (Cristiano si lancia su per i
rami, raggiunge il balcone e lo scavalca).
CRISTIANO: Ah, Rossana! (L'abbraccia e la bacia).
CIRANO: Che strana sensazione! Un bacio - l'amore pranza e io, come
Lazzaro, raccolgo le briciole nel buio. Ma sì, sento che un po' di
questo bacio mi appartiene, perché su quelle labbra Rossana bacia le
parole che ho detto io... (Si sentono i liuti). Un'aria triste,
un'aria gaia..
 
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Ragazza dell'Est
view post Posted on 3/12/2005, 09:42




FRAGILITA', IL TUO NOME E' DONNA...

HAMLET; SHAKESPEARE.
 
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Itacha
view post Posted on 14/12/2005, 18:42





E se mi devi amare per null’altro sia

che per amore. Non dire "L’amo per il

suo sorriso, il suo sguardo, il modo

gentile di parlare, per le sue idee

che si accordano alle mie e che un giorno

mi resero sereno". Queste cose possono

Amato, in sé mutare o mutare per te.

Così fatto un amore può disfarsi.

E ancora non amarmi per la pietà che

le mie guance asciuga. Può scordare

il pianto chi ebbe a lungo il tuo

conforto, e perdere così il tuo amore.

Ma amami solo per amore dell’amore,

che cresca in te, in un’eternità d’amore!


(Elizabeth Barrett Browning)

(1806-1861)


(

Edited by Itacha - 14/12/2005, 18:43
 
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Corday
view post Posted on 14/12/2005, 18:48




CANZONIERE CXXXIV
Francesco Petrarca

Pace non trovo e non ho da far guerra
e temo, e spero; et ardo e sono un ghiaccio;
e volo sopra 'l cielo, e giaccio in terra;
e nulla stringo, e tutto il mondo abbraccio.
Tal m'ha in pregion, che non m'apre né serra,
né per suo mi riten né scioglie il laccio;
e non m'ancide Amore, e non mi sferra,
né mi vuol vivo, né mi trae d'impaccio.
Veggio senz'occhi, e non ho lingua, e grido;
e bramo di perire, e chieggio aita;
et ho in odio me stesso, et amo altrui.
Pascomi di dolor, piangendo rido;
egualmente mi spiace morte e vita:
in questo stato son, donna, per voi.

Edited by Corday - 14/12/2005, 18:49
 
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chocolate82
view post Posted on 14/12/2005, 20:02




PABLO NERUDA.....

ORMAI SEI MIA

Ormai sei mia. Riposa coi tuo sonno nel mio sonno.
Amore, dolore, affanni, ora devono dormire.
Gira la notte sulle sue ruote invisibili
presso me sei pura come l'ambra addormentata.

Nessuna più, amore, dormirà con i miei sogni.
Andrai, andremo insieme per le acque del tempo.
Nessuna viaggerà per l'ombra con me,
solo tu, sempre viva, sempre sole, sempre luna.

Ormai le tue mani aprirono i pugni delicati
e lasciarono cadere dolci segni senza rotta,
i tuoi occhi si chiusero come due ali grige,

mentr'io seguo l'acqua che porti e che mi porta:
la notte, il mondo, il vento dipanano il loro destino,
e senza te ormai non sono che il tuo sogno

 
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Glorybox
view post Posted on 24/12/2005, 16:17




CITAZIONE (Scar @ 28/11/2005, 00:10)
Allego meravigliosa poesia di Ungaretti, su Didone.
La trovo perfetta per me perchè rispecchia la sofferenza di un cuore orgoglioso quando viene preso da un amore non ricambiato.
E'mezzo dolore e mezzo rabbia, è spesso ciò che sento.

A questo punto non posso non riportare alcuni passi tratti dal IV libro dell 'Eneide,una delle più belle pagine d'amore che siano mai state scritte.
Ovviamente vi consiglio di leggerlo per intero,perché va letto tutto d'un fiato,seguendo il respiro di Didone,dal primo all'ultimo..


vv 1-5
Ma sanguina ormai la regina in un tormento pesante,
nelle sue vene nutre una piaga,da chiuso fuoco è consunta.
Grande il valore dell'uomo,grande le assedia la mente
la gloria del nome:è fitto in cuore quel volto,
la voce:placido sonno non dà alle membra il tormento.

vv 65-73
Oh menti ignare dei vati!I voti che giovano,
che giovano l'are alla folle?Dolce fiamma divora
l'ossa,intanto,e tacita vive la piaga nel cuore.
Didone brucia,infelice,e si aggira per tutta
la città,come folle,come cerva da freccia piagata,
che incauta,da lungi,nei boschi di Creta pastore colpì,
seguendola in caccia,nel corpo lasciò il ferro alato,
senza saperlo:e lei,fuggendo,corre le selve,le forre
dittèe,ma è fonda nel fianco la freccia mortale.

vv 80-83
Poi,partiti che oscura nasconde a sua volta la luna
il raggio e cadendo invitano al sonno le stelle,
s'afflige da sola nella casa deserta,sui voti tappeti
si stende,e l'ode e lo vede,assente l'assente.

Le parole di Didone a Enea,pronto a partire

vv 380-392
<Sper che in mezzo al mare,se pur ci sono dèi buoni,
sconterai sugli scogli la pena e spesso Didone
invocherai.T'inseguirò,pur lontana,con faci fumose:
quando la gelida morte separerà corpo ed anima,
fantasma t'inseguirò dappertutto.Pagherai,miserabile!
E lo saprò:sotto l'ombre profonde mi verrà questa fama>>.
E qui si interruppe,fuggì disperata l'aperto,
voltando le spalle si strappò dal suo sguardo,
lasciandolo lì esterrefatto,esitante,bramoso di dirle
-adesso- molte parole.L'accolgon le schiave,svenuta
nel talamo marmoreo la portano e sui cuscini l'adagiano.

vv 408-455
E tu,vedendo questo,che cuore avevi,Didone?
Che gemiti davi,mentre brulicar vastamente
contemplavi dall'alto la riva,e tutta vedevi sconvolta,
davanti ai tuoi occhi,con tanti clamori la piana del mare!
Crudele Amore,a che cosa non forzi i cuori degli uomini.
A scendere ancora alle lagrime,ancora a tentar le preghiere
è costretta,a piegar l'orgoglio,supplicando,all'amore,
per non lasciare nulla intentato,per non vanamente morire.
< da ogni parte raccolti:le vele già chiamano il vento,
han già coronato le poppe i naviganti festosi.
Se ho potuto aspettarmelo,questo grande dolore,
anche soffrirlo potrò,sorella.Per me misera solo
una cosa,Anna,fa':sì,lo spergiuro te sola
onorava,a te confidava anche arcani pensieri,
tu sola dell'uomo i momenti,gli approcci migliori sapevi.
Va',sorella,supplice parla al superbo nemico:
non io giurai con i Dànai sterminio alla gente
Troiana in Aulide,non mandai flotta a Pergamo,
del padre Anchise non dissacrai l'ossa e il cenere:
perché negli orecchi crudeli parole mie non accoglie?
Dove precipita?Conceda un ultimo dono alla misera
amante,facile aspetti la fuga,favorevoli i venti.
Non più le nozze antiche,che ha tradite,pretendo,
non che del suo bel Lazio si privi,che perda il suo regno:
tempo solo domando,pausa e pace al furore,
finché la sventura,domandomi,mi ammaestri al soffrire.
E' l'ultima grazia che chiedo (sorella,comprendimi),
e se me la dà,ben colma gliela renderò con la morte!>>
Pregava così,questi pianti la desolata sorella
porta e riporta:ma nessun pianto lo muove,
nessuna parola può ascolatre con favore:lo vietano
i Fati,e gli orecchi gli chiude,placidi,un dio.
Ma come quando valida quercia di tronco vetusto
alpini aquiloni di qua,di là,con le raffiche
tra loro gareggiano a svellere;cigola e geme,alte le foglie
tappezzan la terra intorno al tronco squassato;
ma è abbarbicata alle rocce,e quanto col vertice sale
all'aria del cielo,tanto al Tartaro tende le radiche:
non meno,di qua,di là,da parole continue è battuto
l'eroe,e grande lo strazio ne sente nel cuore;
ma immoto resta il proposito,inutili scendon le lagrime.
Allora infelice,atterrita dal fato,Didone
invoca la morte:veder la volta del cielo l'angoscia.
E perché compia il proposito e lasci la luce,
doni sull'are che fumano incenso ponendo,ella vide
(orribile a dirlo!) il latte sacro annerire,
mutarsi in sangue corrotto il vino libato.

vv505-521
Ma la regina,enorme il rogo nel cuor della casa
alzato all'aria,legno di pino,tronchi di leccio,
orna cons erti il cortile e lo corona di fronda
funerea:là sopra le spoglie,la spada lasciata,
l'effigie sul letto pone,sapendo il futuro.
Stanno in cerchio le are;sciolta i capelli,la maga
trecento volte a gran voce chiama gli dèi,Caos ed rebo,
Ecate triplice e la triforme vergine Luna.
Aveva sparso anche l'acqua simbolica della fonte infernale.
Recise con falci di bronzo a lume di luna si cercano
l'erbe turgenti,che han latte di tristo veleno;
si cerca,strappato alla fronte di nascente puledro
e rubato alla madre,l'amore.
Lei stessa la sacra farina:e con mani pure all'altare,
sciolto un piede dal sandalo,discinta la veste,
invoca gli dèi,decisa a morire,e consce del fato le stelle.
Infine,se cura mai degli amanti infelici
ha qualche Forza memore e giusta,la supplica.

vv640-666
Ma Didone,tremante,stravolta dall'atroce proposito,
gli occhi iniettati di sangue,chiazzate le guance
frementi,livida già della morte futura,
corre nell'intimo cuore del palazzo,sale sull'alto
rogo,come una pazza,e snuda la spada
dardania,dono che chiese,oh non per quest'uso!
Qui sulle iliache vesti,sul noto letto,per poco
posò lo sguardo,con lagrime,e rimase a pensare:
poi si gettò sui cuscini e disse le estreme parole:
<< la mia vita ricevete,e da queste pene scioglietemi.
Ho vissuto,ho compiuto la strada che m'ha dato Fortuna,
e ora sotto terra grande andrà la mia immagine.
(...)>> Disse,e premendo sul letto le labbra:< ma voglio morire,gridò,così voglio scendere all'ombre.
Beva cogli occhi del mare questo fuoco il crudele
Dardano,maledizione la morte mia con sé porti!>> Parlava,e tra tali parole sul ferro la vedono
gettarsi le ancelle,e scorre la spada di sangue
schiumante,e piene le mani.Un grido ai soffitti
altissimi sale,impazza la Fama per la città costernata.

vv670-705
Udì,e senza fiato,atterrita,tremandi,di corsa,
con l'unghi il viso,colpendosi il petto coi pugni,
tra la folla Anna vola,e chiamava la morente per nome:
(...)
< voglio lavare,e se ancora un estremo respiro s'indugia,
in un bacio raccoglierlo>>Prlando aveva salito
gli alti gradini,e la morente tra le braccia stringeva
con gemiti,e il nero sangue con la veste tergeva.
Lei,gli occhi pesanti tentando d'aprire,di nuovo
vien meno,fonda stride nel cuore la piaga.
Tre volte,poggiandosi al gomitoprovoò a sollevarsi,
tre volte s'abbandonò sui cuscini,e con occhi perduti
nel cielo alto cercò la luce e gemette trovandola.
Infine la grande Giunone,pietosa del lungo patire.
del morire difficile,Iride mandò dall'Olimpo,
che liberasse la vita lottante,le giovani membra sciogliesse.
Giacché non per fato,non di dovuta morte motiva,
ma misera,avanti il suo giorno,travolta da pazzo furore,
né dal suo capo Proserpina ancora il biondo capello
aveva strappato,donando all'Orco Stigio la vita.
Iride rugiadosa,con ali d'oro pel cielo
mille cangianti colori traendo dal sole,
volò giù,sulla testa le stette:< dono e consacro-è il comando-da questo corpo ti sciolgo>>.
Così dice,e strappa con la destra il capello:in quel punto
tutto il calore fuggì,tra i venti volò via la vita.
 
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Scar
view post Posted on 25/12/2005, 08:56




Io Adoro Virgilio!!! cry.gif
Grazie Glory!!!!!! happy.gif
 
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Ragazza dell'Est
view post Posted on 25/12/2005, 12:50




Mi associo.baci
 
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Glorybox
view post Posted on 25/12/2005, 15:28




CITAZIONE (Scar @ 25/12/2005, 08:56)
Io Adoro Virgilio!!! cry.gif
Grazie Glory!!!!!! happy.gif

Meno male dai..e io che credevo di fare una brutta fine! rolleyes.gif
 
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Scar
view post Posted on 31/1/2006, 18:27




Bè era un po' di tempo che volevo postarla...
Questa è la mia poesia preferita anzi,per me è quasi un mantra.

Ho detto che l'anima non vale più del corpo,
E ho detto che il corpo non vale più dell'anima,
Che nulla, neppure Dio, è per chiunque più grande del suo Io,
Che chi fa duecento yarde senza simpatia
segue il proprio funerale vestito del sudario,
Che senza un soldo in tasca, tu e io, possiamo
compereare la parte migliore della terra,
Che dare un'occhiata o mostrare un fagiuolo nel suo
baccello confonde il sapere di ogni tempo,
Che non c'è impiego o attività in cui il giovane non possa
diventare un eroe,
Che non v'è oggetto così tenero da non poter formare il
mozzo del rotante universo,
E dico ad ogni uomo e ad ogni donna: L'anima vostra
resti calma e serena davanti a un milione di universi.

E dico a tutta l'umanità: Non siate curiosi circa Dio,
Perchè io che sono curioso di tutto non sono curioso di Dio,
(Nessun insieme di parole può esprimere quanto io sia
tranquillo circa la morte e Dio)

Ascolto e vedo Dio in ogni oggetto, eppure non capisco
minimamente Dio,
Nè che possa esserci qualcuno più meraviglioso di me stesso.

Perchè dovrei desiderare di veder Dio meglio di oggi?
Vedo qualcosa di Dio in ogni ora delle ventiquattro,
in ogni loro istante,
Vedo Dio in ogni volto umano e nel mio allo specchio,
Trovo lettere inviate da Dio per le strade,
ciascuna firmata col suo nome,
E le lascio dove si trovano, perchè io so che dovunque mi diriga
Altre arriveranno puntualmente, sempre e per sempre.

Walt Whitman - Foglie d'erba N°48
 
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dona flor
view post Posted on 1/2/2006, 02:13




Di aver sperato
non mi vergogno
né di sperare
Chico
non credo ale scritte
enormi dei palchi
credo alla carne
da tatuare
Alba. Amici comuni
recensiscon sconfitte
Notte. Di nuovo il suono
di calci di fucile
che sfondano porte
Rosa. E poi
siamo soli
lasciate il mondo
alla fine
alle ruspe
ai re della droga
ai pipistrelli
a chi tradisce
gli amici
(Stefano Benni)

....SCUSATE L'INTRUSIONE... MI PIACCIONO MOLTO LE VOSTRE PAROLE...
 
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lucia70
view post Posted on 1/2/2006, 11:47




Rileggere Cyrano, che gioia! e tanti altri bei scritti...
Son felice, troverò qualcosa da metter su anch'io!
Vi saluto, Vostra Lucia
 
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66 replies since 27/11/2005, 15:38   1397 views
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