Io invece parto da un livello ancora diverso. Ovviamente il mio abbigliamento dipende almeno un po' dal contesto e quindi anche il mio aspetto nel suo complesso (lavoro, università, tempo libero, sede dell'associazione, cene familiari), non significa che ho mise da punkabbestia e tailleur firmati tra cui scegliere, ma che cerco di seguire un codice legato alla percezione che voglio dare.
In linea di massima propendo per il sobrio e il comodo, solo se esco la sera abbondo un po' di più col trucco e magari tiro fuori monili carini.
L'estate è la fiera dei pantaloni improbabili e bermuda colorati.
Insomma: cambio.
Detto questo quello che ho notato è che, se proprio dovessi pormi un problema su come vengo percepita, non è tanto la questione "etero o lesbica", perchè a volte si vede altre no, in alcuni casi mi sento camionista in altri donzella e assecondo "il sentimento" del momento, alterno giacche di pelle e vestitini....
il vero "problema" è che nella maggior parte dei contesti (lavoro, università) ho l'impressione di non essere percepita come una creatura sessuale/sessuata.
Mi dedico alle cose da fare e non coltivo molto l'aspetto umano, vado vestita comoda, poco appariscente.
Non uso la mia femminilità, solo il cervello, anche perchè inconsciamente non sento di dover dar risalto ad altro.
La cosa non mi infastidisce in linea di massima, anzi mi regala momenti di assoluta goduria e divertimento.
Perchè è impagabile la faccia che fanno i colleghi quando ti presenti al matrimonio di uno di loro fasciata in un attillato abitino, i tacchi, capelli freschi di parrucchiere e sorriso sexy.
E' impagabile il tonfo delle loro mascelle.
E' impagabile che dopo sei mesi ancora si parla del tuo decoltè.
Come se me le fossi montate per l'occasione....e non le avessi sempre avute con me!